VALLE D’ITRIA

Polignano a mare è un “campo base” perfetto per dedicarsi almeno un paio di giorni alla scoperta dell’interno, alla scoperta della meravigliosa Valle d’Itria.

Questa è stata la prima volta in Puglia, non vi ero mai stata prima, sognavo da tempo di vedere le famose città bianche, con le loro mura storiche, le grandi campagne seminate di ulivi, trulli e masserie. Paesaggi da cartolina.

La Valle d’Itria accoglie il visitatore con distese di ulivi senza eguali, alberi nati da una terra rossa che profuma e rende il panorama attorno un susseguirsi di effetti cromatici meravigliosi.

Nota anche come la Valle dei Trulli, il suo territorio coincide con la parte meridionale dell’altopiano delle Murge. Murgia significa “sporgenza rocciosa” (dal latino murex = sasso appuntito)

La Valle dei Trulli si estende tra le provincie pugliesi di Bari, Brindisi e Taranto e comprende più comuni fra cui Alberobello, Castellana Grotte, Ceglie Messapica, Cisternino, Fasano, Locorotondo, Martina Franca e Ostuni.

La principale peculiarità della valle sono i trulli, tipiche ed esclusive abitazioni in pietra a forma di cono, le masserie e il paesaggio rurale in genere caratterizzato dall’elevato uso della pietra locale utilizzata per costruire muri a secco e dal terreno di colore rosso acceso, tipico della Puglia meridionale.

Le sue campagne sono disseminate di queste costruzioni tipiche: basti pensare a Cisternino, annoverato, assieme alla vicina Locorotondo, tra I borghi più belli d’Italia. Trulli circondati da vigneti e uliveti a perdita d’occhio, è questo il volto più autentico della Valle d’Itria.

I centri storici sono caratterizzati da vicoli e stradine ingarbugliate e pavimentate con le tipiche Chianche, dalle case imbiancate a calce e dai caratteristici balconi fioriti, dalle chiese e dai monumenti di varie epoche si mischiano al Barocco creando un contesto elegante e artistico con grandi capolavori d’arte come il Duomo di Ostuni.

Sarà per il bianco delle costruzioni o per la vegetazione che li incornicia, ma ogni paese, ogni borgo della valle, è avvolto da un’atmosfera magica, quasi fiabesca.

ALBEROBELLO

Nel cuore della Valle d’Itria tappa d’obbligo è Alberobello con i suoi trulli, località dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1996 dall’Unesco.

Il paesaggio riempie lo sguardo di una magia senza tempo, finchè non ci si arriva e li si vede coi propri occhi non ci si crede. Tutti sanno cosa è un trullo e lo hanno ben presente nell’immaginario collettivo, ma vederlo dal vivo, entrarci esplorarli è un’emozione. Non sai se essere finita fra le vie di un presepe vivente o in un paesaggio possibile solo nei racconti delle favole.

 

Impossibile non rimanere affascinati da una passeggiata per le vie dei rioni Monti e Aja Piccola.

Morfologicamente e strutturalmente antichissimo, il trullo, singolare costruzione con la base di calcina e la copertura conica di chiancarelle, si presenta generalmente come episodio isolato tranne nel caso di Alberobello. Unico centro abitato costituito interamente da queste abitazioni contadine.

Il trullo deve la sua nascita anche a motivi di ordine simbolico, frutto, quindi, di una mentalità primitiva dove magia e religione da sempre si sono intersecate. Il trullo costruttivamente è la cupola e come la tholos (cupola in greco) da sempre ha simboleggiato la volta celeste, il cielo e su questo cielo di pietra ciascuno traduceva i propri sentimenti, le proprie credenze.

La funzione cosmica del trullo come altare solare veniva accentuata tracciandovi sopra con la calce bianca svariati tipi di simboli sovrapponendovi altrettanti tipi diversi di pinnacoli.

Simboli e pinnacoli testimoniano espressivamente tutto il trascendente di questa architettura: i primi con espressioni figurative, i secondi attraverso manifestazioni scultoree.

Il pinnacolo rappresenta l’elemento terminale del trullo e in quelli più antichi consisteva in un disco orizzontale o una pietra piatta oppure acuminata. Diverse sono le interpretazioni sul significato dei pinnacoli: alcune narrative (simboli di fertilità, culto solare, culto della pietra) altre più realistiche (elementi decorativi, marchio di identificazione del maestro trullaro cioè colui che costitutiva il trullo)

Oltre ai pinnacoli, diversi trulli mostrano dei simboli sui tetti, dipinti in latte di calce. Ogni anno il contadino imbiancava a calce il suo trullo, esternamente e internamente, così da disinfettare e ripristinava il simbolo presente sul suo trullo.

Di simboli ne vedrete tantissimi. È correntemente accettata la classificazione che distingue i diversi disegni simbolici presenti sui tetti dei trulli come segue:

Primitivi, intrecci di linee rette e curve, il cui significato permane enigmatico ma chiamati così perchè retaggio di segni grafici preistorici.

Magici, raffiguranti segni astrologici, zodiacali, planetari, usati sia in ambito pagano che cristiano.

Pagani, comprensivi di un’estesa gamma di elementi zoomorfi e numerologici.

Cristiani, i più diffusi, testimoni di una fervida religiosità popolare. Esprimono una richiesta di protezione al Cielo per la casa e i suoi occupanti, protezione per il raccolto, e salvezza dal Male.

Ornamentali e grotteschi, che non appartengono alle categorie precedenti e servono sostanzialmente per “abbellire” il trullo con fregi, stelle, spighe, iniziali dei proprietari, o eventualmente riferimenti al lavoro svolto. I simboli grotteschi raffiguravano caricature di persone, o illustrare ironicamente dei fatti locali (disegni allusivi)

Simboli e pinnacoli, realtà e fantasia, leggenda e storia sono un tutt’uno.

In queste foto il cuore trafitto o sacro di Maria e la croce cristiana (cristiani), e il quarto di luna (magico)

Il mio preferito? Quello magico con il simbolo di Giove

Nella parte nord di Alberobello, alle spalle della Chiesa dei Santi Medici Cosma e Damiano troviamo invece il Trullo Sovrano. Esso rappresenta l’unico trullo ad avere un piano sopraelevato, raggiungibile dall’interno attraverso una scala in muratura, tra i primi ad essere costruito con la malta. La maestosa cupola conica, alta circa 14 metri, si erge imponente al centro di un gruppo costituito da dodici coni.

Il trullo negli anni ha avuto diverse destinazioni e sul finire del XIX secolo divenne di proprietà della Famiglia Sumerano (tuttora proprietaria), che fece del Trullo la propria abitazione.

Gli arredamenti e tutti gli oggetti esposti sono autentici. Facciamo un giro al suo interno per capire meglio la struttura e come poteva svolgersi la vita al suo interno.

Si accede al piano terra alla sala principale dove oggi è posta la biglietteria di ingresso. Da qui in senso orario si passa da una stanza all’altra del trullo. La sala da pranzo, la cucina, la dispensa e una cucina secondaria collegate ad un giardino chiuso interno dove si trovano tutte le erbe mediterranee.

All’interno di queste mura le cucine brulicavano di donne indaffarate alle prese con mestoli e tegami, chi impastava, chi infornava, chi guarniva. Si dice che il piatto forte del Trullo Sovrano fossero le cicorielle selvatiche all’olio accoppiate alle fave bianche, una pietanza tipica della cucina popolare e contadina.

Sempre al piano terra con accesso dalla sala principale, proprio vicino all’ingresso, troviamo la camera da letto padronale. Lo spioncino al lato della porta era chiamato dialettalmente “saittèr”, saettièra, e serviva non solo per riconoscere chi ci fosse alla porta, ma anche, in casi estremi, per “saettare” (vuol dire “fulminare con una fucilata”) i malintenzionati.

La scala di accesso al piano superiore si trova nello spessore del muro tra la sala e la cucina. Ideare una soluzione architettonica di questo tipo in quei secoli era sicuramente dimostrazione di grande ingegno. È l’elemento di unicità più evidente del Trullo Sovrano: nessun altro trullo ha un piano sopraelevato raggiungibile dall’interno attraverso una scala come questa.

Il primo piano era utilizzato come stanza da letto per gli ospiti, veniva impiegato anche come luogo destinato alla tessitura. La botola chiusa dal coperchio in legno consentiva l’accesso ad un deposito di grano molto capace, ricavato nello spazio interposto tra la volta dell’ingresso del pianterreno e il pavimento del primo.

Ad Alberobello ovviamente anche la chiesa principale è un trullo.

Molti trulli soprattutto nelle zone limitrofe ad Alberobello sono stati trasformati in camere di Bed and Breakfast o agriturismi, per potersi regalare l’emozione di provare a dormire dentro un trullo.

OSTUNI

Appare come un miraggio, splendida sulla collina nell’altopiano ricoperto di ulivi, tra le murge e il mare, si erge Ostuni “la città bianca”, chiamata così per il colore delle sue case che, a cascata, dalla cima di tre colli, splendono per il bianco della calce. Costruita con ogni probabilità, circa duemila anni fa, sui resti di una città più antica.

La Città Bianca per eccellenza, l’unica della valle con sbocco sul mare. È scritto anche sul cartello stradale quando arrivi all’ingresso del centro abitato: Ostuni Città Bianca.

Così chiamata per via del suo caratteristico centro storico, un tempo interamente dipinto a calce bianca. L’imbiancatura delle case deriva, oltre che dalla disponibilità della materia prima (calce), dalla necessità di assicurare più luce, diretta e riflessa, alle viuzze e agli ambienti ristretti. Nel passato invece le pareti trattate a calce servivano a diffondere meno velocemente malattie come peste e colera per le proprietà antibatteriche della calce stessa.

“La Terra” è il centro storico di Ostuni, la parte vecchia, cinta da mura che danno l’impressione di un cono incastonato tra i colli. È la parte medievale, la più antica e più affascinante, formata da stradine, case e palazzi che sbucano all’improvviso su scorci incantevoli pieni di botteghe, negozietti, ristoranti, cocktail bar, gelaterie.

La visita al centro storico inizia da Piazza della Libertà. Questa piazza, molto grande è circondata da bar e ristoranti ferventi di vita, in contrapposizione per le sue dimensioni, con il resto di Ostuni. La si attraversa per entrare nel bellissimo centro storico, perché è da qui che si diramano tutti i vicoletti che salgono sul punto più alto del colle. Nella piazza sorgono la Chiesa di San Francesco e l’attiguo ex convento trasformato oggi nel bellissimo Palazzo San Francesco, sede del Comune, oltre alla colonna di Sant’Oronzo, alta circa 20 metri, che ha in cima la statua del santo benedicente e, a mezz’altezza e ai quattro angoli, i simulacri dei santi Biagio, Gaetano, Irene e Lucia.

Camminando tra i suoi stretti vicoli è possibile ammirare la bellezza delle sue piccole piazze incorniciate da casette bianche, botteghe artigiane e localini. Come la maggior parte di questi borghi storici, è chiusa da mura e torrioni cilindrici di origine medioevale. Un groviglio di stradine e di scorci da catturare prima con gli occhi e dopo con la macchina fotografica. Bianca, elegante e austera. Angoli caratteristici dal sapore antico. Tantissimi i locali dove sedersi a sorseggiare un aperitivo che ad Ostuni è un must. All’ora dell’aperitivo infatti i vicoletti e le numerose scale bianche vengono invase da poltrone a sacco o da cuscinoni per un happy hour rigorosamente all’aperto.

Le viuzze strette a gradinate ed archi conducono al Largo Trinchera, la piazza dove si trova la sua meravigliosa “Cattedrale”, anzi una “concattedrale” costruita sul colle più alto della città secondo il culto mariano e dedicata a Santa Maria dell’Assunzione.

L’inizio della costruzione risale al trentennio iniziale del quindicesimo secolo e la fine quasi all’inizio del sedicesimo secolo. La pianta della chiesa è a croce latina e la bella facciata è in classico stile gotico romano.

L’accesso alla chiesa è dato da tre portali con archi ad ogiva, sui quali si aprono tre rosoni, di cui decoratissimo, con figure degli Apostoli, è quello centrale. Di fronte alla Cattedrale l’Arco Scoppa, la loggia ad arco che collega il Palazzo Vescovile al Palazzo del Seminario, che per me è un capolavoro assoluto di barocco e credo sia una delle strutture più belle che abbia mai visto nella mia vita. La Puglia colpisce per questo mix di stili architettonici dove la calce bianca si mischia al giallo dorato della pietra pugliese, dove in pochi metri si evince quante popolazioni siano passate da questa “terra” che nei secoli si è segnata con i suoi differenti stili.

Una delle cose da fare assolutamente ad Ostuni è entrare nelle botteghe di arte e artigianato diffuse nel borgo. In particolare vi segnalo questo negozio pazzesco in Via della Cattedrale dove sono rimasta incantata a guardare per almeno mezz’ora ogni oggetto contenuto in questa bottega. Qua lavorano la pietra e la dipingo, oltre a scovare pezzi quasi di antiquariato di una bellezza più unica che rara.

E poi anche qua troviamo tantissime botteghe di Ceramiche. Vogliamo parlare dei coloratissimi e famosi Pumi Pugliesi?

Tra le produzioni dell’artigianato pugliese primeggia nei secoli, un po’ in tutta la Puglia, la lavorazione della terracotta, sotto forma di ceramiche di ogni tipo, che a Grottaglie in provincia di Taranto, occupa un intero quartiere di pignatari con oltre cinquanta botteghe, studi d’arte e due rassegne annuali di un certo interesse.

Tra gli oggetti che rappresentano in modo innegabile l’artigianato pugliese, non possiamo fare a meno di citare il pumo.

Con quella sua sagoma un po’ barocca, che richiama alla mente una pigna, il pumo, fin dai secoli scorsi, è presto divenuto un simbolo di ricchezza e di distinzione sociale: questo elemento decorativo, infatti, è stato realizzato dagli artigiani pugliesi in tante versioni differenti, contraddistinte dall’uso di materiali e colori mai identici tra di loro. Con i pumi, le famiglie più ricche della Puglia si preoccupavano di adornare le ringhiere dei balconi, o ancora, i corrimani delle scale. Questo prodotto dell’arte ceramica si è guadagnato un posto di primo piano tra gli oggetti utili ad abbellire le abitazioni.

Alla base della scelta di inserire questi pumi tra gli elementi decorativi dei palazzi dei possidenti pugliesi, c’era anche l’idea secondo la quale questi oggetti, ispirati al culto della dea romana Pomona, ricordano la nascita di un fiore o di un frutto. Questo bocciolo di ceramica che sta per sbocciare è simbolo della fine dell’inverno, dell’annuncio della primavera e dell’inizio di una nuova vita. Il calice del fiore aperto verso l’alto indica l’accoglienza dei doni divini e dunque è portatore di fortuna, abbondanza, prosperità e fertilità alla casa che lo accoglie.

A questo significato, poi, bisogna pure aggiungere quello che la tradizione popolare pugliese promuoveva, vale a dire, la convinzione che il pumo potesse fungere da protezione contro la sorte avversa, divenendo in questo modo un oggetto capace di portare fortuna.

E poi c’è “La casa con la porta blu”, credo che sia la porta di ingresso più fotografata d’Italia. E ovviamente dove c’è del blu non posso che ficcarmici anche io in questa cornice.

La casa, che è semplicemente un’appartamento da affittare per le vacanze, è situata nel centro storico di Ostuni “La Terra”, a pochi passi dalla Piazzetta della Cattedrale, posta sul colle più alto da cui gode della magnifica vista della piana ostunese che in un ampio orizzonte di ulivi centenari e millenari riempie lo sguardo fino al mare.

Qua una foto è d’obbligo!

CISTERNINO

Dopo il pomeriggio e l’aperitivo a Ostuni la cena è programmata a Cisternino.

È da quando sono arrivata in Puglia che sento nominare Cisternino per due motivi. Uno riguarda sempre la bellezza del borgo che merita anche qui assolutamente una tappa e due a Cisternino bisogna andare a mangiare le bombette. Perché dalla Puglia non puoi venire via senza aver mangiato prima le bombette.

Cisternino è un paese del brindisino facente parte dei “Borghi più belli d’Italia”. Negli ultimi anni Cisternino ha conosciuto un processo di cambiamento del proprio assetto economico, con una crescita considerevole del settore del turismo, incentivata dall’adesione del comune ai circuiti turistici dei borghi più belli d’Italia e allo svolgimento di una svariata serie di sagre enogastronomiche e festival canori.

Il centro storico è caratterizzato da vicoli e stradine ingarbugliate e pavimentate con le tipiche Chianche, dalle case imbiancate a calce e dai caratteristici balconi fioriti, dalle chiese e dai monumenti di varie epoche.

Mi dicono che a cena andremo a mangiare le bombette alla famosa Arrosteria del Vicoletto.

Con il termine bombette si indicano degli involtini di carne fresca di maiale (fettine di capocollo) ripieni solitamente di formaggio canestrato pugliese, sale e pepe, tradizionalmente diffusa in tutta la Puglia e preparati nel territorio della Valle d’Itria, in particolare proprio a Cisternino, nella vicina frazione Casalini, a Martina Franca e Locorotondo.

Il nome fa evidentemente riferimento alla forma arrotondata ed alle piccole dimensioni di questi involtini, nonché al loro ripieno che genera una vera e propria “esplosione” di sapore.

Questi involtini sono usualmente cotti sulla griglia o molto più tradizionalmente nei fornelli delle macellerie. Come cibo di strada sono servite in coni alimentari, quasi sempre accompagnate da una fetta di pane locale.

Esistono molte varianti di questa specialità, le cui ricette vengono spesso gelosamente e segretamente custodite dalle singole macellerie che ne fanno un vero e proprio vanto, originando una gran varietà di bombette “della casa”. Tra le più diffuse possiamo ricordare quelle senza alcuna farcia, semplicemente condite con sale e pepe, oppure quelle avvolte da una fettina di pancetta tesa.

L’ Arrosteria del Vicoletto non è una trattoria né tanto meno un ristorante, bensì un “Fornello”, in pratica una macelleria con cucina, in cui gustare le carni del negozio cotte in forno a legna.

Credo che la Puglia sia una delle Regioni d’Italia con la maggior densità di macellerie.

Io rimango molto colpita da questa cosa, qui la carne, soprattutto il capocollo, fa parte della cultura gastronomica ben salda di questa regione. Nella zona in cui abito io del Pavese le macellerie non esistono più, neanche una e sono seria. La carne da noi purtroppo si compra solo al banco del macellaio all’interno delle grosse catene di supermercati. Pensare che in questa regione puoi entrare dal macellaio, scegliere il pezzo di carne e fartela cuocere al momento è fantastico. E il fornello in Puglia è presente davvero in quasi tutte le macellerie.

La macelleria “Vincenzo Demola” è posta all’entrata di un vicoletto, rigorosamente bianco, con le vetrine ricolme di salumi. Il vicolo (cieco) è stato riempito con tavolini apparecchiati semplicemente. Le case bianche, i terrazzi fioriti e le ripide scalinate delle case fanno da sfondo a questa location per la cena.

Di fianco all’ingresso della macelleria, coperto da quelle tende di plastica dura che servono per tenere alla larga mosche e zanzare, troverete un cartello su cui è ben indicato come funziona il tutto.

Si entra in macelleria e si sceglie con il macellaio quello che si desidera mangiare il tutto verrà infilzato su lunghi spiedi di ferro e cotto in un forno a legna a fuoco indiretto. Si paga al macellaio, a peso, prima di uscire e sedersi al tavolo dove vi porteranno, con un po’ di pazienza perché i tempi di attesa sono lunghi, la carne cucinata.

Al tavolo vi viene portato il menù delle pietanze di accompagnamento: potete scegliere in aggiunta alla carne, i taglieri di salumi della casa, formaggi tipici pugliesi, fra cui una terrina con la scamorza fusa e dei fantastici sottoli fatti in casa (carciofini e sottilissime melanzane). Se dopo tutte queste cose vi resta spazio potrete scegliere anche nella lista dei dolci.

Totale pagato a testa fra carne, vino e formaggi, per questa mangiata super abbondante, 16 euro a testa.

Esperienza da rifare assolutamente. Controllare sempre gli orari di apertura (luglio e agosto sono aperti tutti i giorni)

CONVERSANO

Vicinissima a Polignano a Mare decidiamo di passare una serata alla scoperta di questo bellissimo borgo.

Conversano, un piccolo borgo medioevale dell’entroterra pugliese. Una bellissima scoperta di perfetta manutenzione architettonica e culturale. Qua non ci troviamo più nel territorio geografico appartenente alla Valle d’Itria, ma siamo sul primo gradino murgiano vicinissimi al litorale adriatico.

Il paese presenta la consueta duplice fisionomia di città vecchia e nuova: l’incantevole nucleo medievale, a pianta ellittica contornato dalle sue mura, si raggruppa sulla sommità di un’altura.

Città ricca di storia e cultura, offre importanti monumenti da visitare: il Castello Aragonese, La Basilica Cattedrale, il Monastero di San Benedetto, Il Museo Civico con la Pinacoteca.

Arriviamo di sera e una volta varcate le mura del borgo Conversano appare in tutta la sua bellezza e nel luccichio del Suo Castello e della sua Cattedrale.

La Cattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Conversano, sede della diocesi di Conversano-Monopoli a cui fa capo il Vescovo.

Nella foto successiva la facciata principale della basilica che stranamente non affaccia sulla piazza principale dove sorge il castello contornato dalle sue mura.

Oltre alla sua bellezza architettonica a Conversano, si svolge nel periodo estivo, una bellissima manifestazione a cui ho partecipato, ovviamente da spettatrice.

Si tratta di Imaginaria, il festival internazionale di cinema d’animazione d’autore.

Imaginaria nasce, vive e si trasforma nel centro storico di Conversano ed in particolare nel Complesso Medievale di San Benedetto, posto di assoluto pregio architettonico ed artistico nel cuore della città d’arte.

Si tratta di un progetto di formazione, promozione e diffusione del cinema d’animazione, un evento fatto di “persone” e di “luoghi”, un festival della comunità che rende possibile e favorisce il coinvolgimento di tutti. I luoghi suggestivi del centro storico medioevale di Conversano (chiese, castello, strade e palazzi storici), ovvero spazi di fruizione culturale a cielo aperto in cui il festival si tiene, contribuiscono a creare un’atmosfera unica e “familiare”, che è considerata uno dei principali elementi di originalità e dunque il tratto che positivamente distingue Imaginaria dagli altri festival. Oltre gli eventi cinematografici, in questo festival ci si avvicina anche al mondo dell’illustrazione e del fumetto d’autore.

Originale nella sua forma e nei suoi contenuti se siete in questa zona della Puglia il festival si svolge tutti gli anni l’ultima settimana di agosto. Se programmate un viaggio in questa zona della Puglia verso la fine di agosto, fate in modo di passare a visitare questo borgo durante questo festival (basta collegarsi al sito ufficiale).

Proiezioni cinematografiche assolutamente inedite e originali Meraviglioso! Da non perdere!

Da segnalare a Conversano in piazza della Conciliazione una Panzerotteria gourmet che si chiama Panzeria dove i panzerotti sona davvero d’autore. Io ho mangiato quello con il tonno fresco.

 

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