Castel dell'Ovo

Napule è mille culure, Napule è mille paure
Napule è nu sole amaro, Napule è addore ‘e mare
Napule è ‘a voce d”e criature che saglie chianu chiano e tu saje ca nun si sulo
(Pino Daniele)

Vista di Napoli da Piazzale San Martino
Vista di Napoli da Piazzale San Martino
Vista del Vesuvio da Castel dell'Ovo
Vista del Vesuvio da Castel dell'Ovo

NAPULE È MILLE CULURE

Incanta, rapisce, ammalia, stravolge, contamina, innamora, stordisce, colora, spaventa…
Napoli è ASSAI.
A Napoli le scorre il sangue nelle vene.
Questa è una città che ammalia davvero come il canto della sua sirena.
Sono stati tre giorni fortemente intensi. Per vedere Napoli e capirla bene credo ci voglia molto più tempo.

Fin dall’antichità moltissimi viaggiatori sono stati stregati dal golfo di Napoli.
Un “unicum” in cui il blu del mare e l’azzurro del cielo si fondono con l’oro dei limoneti. Coste frastagliate incontrano lidi sabbiosi e architetture barocche si mescolano a vestigia antiche.
Su tanta bellezza domina inconfondibile il profilo del Vesuvio, la cui irruenza cristallizzò, duemila anni fa Ercolano e Pompei.

Il celebre detto “Vedi Napoli e poi muori” di Goethe, ancora ben si addice a questa nobile città, così bella che bisogna vederla almeno una volta nella vita. Potete ammirarla dall’alto di Castel Sant’Elmo, sulle colline del Vomero; oppure percorrere i suoi vicoli e la dritta Spaccanapoli, scendere nelle sue catacombe millenarie e nei suoi sotterranei.

Ad ogni angolo questa città OFFRE. Come i suoi cittadini, i napoletani, ti abbraccia e di dà il benvenuto a bordo.
Va vista a piccole dosi, in più riprese, va dosata per le tante emozioni che vi scatenerà, vi sentirete un po’ ubriaca.

Città marittima, con il suo porto (uno dei più grandi al mondo) e le romantiche viste del lungomare Caracciolo. Napoli è al tempo stesso radicata nel suo entroterra rurale. Ma è soprattutto indissolubilmente legata ai suoi abitanti
Impossibile ignorare i Napoletani, innamorati della loro città ne conoscono tutti i pregi e tutti i difetti.

Cuore del suo golfo, Napoli ha un’anima aristocratica e popolare insieme.
Lo si comprende subito scoprendo i vicoli e i “bassi” dei Quartieri Spagnoli e di Rione Sanità che io ho tanto amato.
I nobili palazzi di Spaccanapoli e i negozi di Lusso della Galleria Umberto I

Al largo Procida, Ischia e Capri abitano le sue stesse acque, ma hanno caratteri completamente diversi.
Più a sud a completare questo immenso patrimonio del mare la penisola sorrentina.

Cerco di riordinare i luoghi, li metto in ordine insieme alle emozioni e agli scatti perché voglio raccontavi tutto quello che ho visto. E vorrei dirvi di prendere un biglietto per Napoli se non l’avete ancora visitata. Andateci.

Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito

QUARTIERI SPAGNOLI

Siamo arrivate a Napoli con un bellissimo sole e ci siamo buttate subito nel cuore dei quartieri spagnoli. Volevo vedere subito i murales, i panni stesi ad asciugare e i motorini che schizzano ad una velocità impressionante.
E i napoletani che ti spiegano un sacco di cose e se ti vedono stranita ti chiedono se hai bisogno di aiuto.
Alcuni dei miei geni vengono da questa terra, perché mia nonna è Campana e io da “milanese imbruttita” ne vado molto fiera. Quando vengo da queste parti sono in pace con il mondo, ho una strana sensazione di “sentirmi perfettamente a mio agio”.

Nonostante il quartiere sia legato a spiacevoli fenomeni di criminalità, il viaggiatore può scoprire vari spunti della cultura popolare o dello stile di vita napoletano.

Proprio qui infatti si coglie la vera identità di Napoli. Viuzze in pendenza, abitanti seduti davanti la porta del loro “basso” in napoletano “O vascio” (in genere un’unica stanza affacciata sulla strada), stradine super trafficate, biancheria stesa alle finestre, botteghe degli artigiani.

Relegati fra l’elegante collina del Vomero e la commerciale via Toledo i Quartieri spagnoli furono costruiti in tutta fretta per ospitare le truppe del vice rè Don Pedro de Toledo.

Quartieri Spagnoli
Quartieri Spagnoli
Quartieri Spagnoli
Quartieri Spagnoli

I MURALES DI VIA DE DEO

In questo quartiere popolare dalle alte facciate decadenti e sgarruppate è stato reso popolare da due artisti di strada Cyop e Kaf che lo hanno reso più colorato con i loro murales.

Un’altra caratteristica che adoro di Napoli è che è una città di Street Art. è stracolma di murales, graffiti e dipinti ad ogni angolo. “Fate ballare l’occhio” perché ne vedrete davvero tanti.

Si possono trovare i loro graffiti negli intricati vicoli della zona, su muretti, palazzi, balconi, saracinesche. Le loro opere raffigurano personaggi surreali, onirici, a volte inquietanti, ma sempre colorati e dinamici. Lo scopo è quello di riqualificare i Quartieri, esaltandone la bellezza e raccontando, in maniera del tutto personale, le storie dei luoghi e degli abitanti di Napoli.

La via per eccellenza dei Murales dei Quartieri Spagnoli è la via Emanuele De Deo.
Dovrete percorrerla tutta fino in cima (se partite da Via Toledo, la strada è in salita, perché sale verso la collina del Vomero) per trovare due dei murales più famosi di tutta Napoli.

Via Emanuele De Deo - Quartieri Spagnoli
Via Emanuele De Deo - Quartieri Spagnoli
Street art nei Quartieri Spagnoli
Street art nei Quartieri Spagnoli
Pino Daniele - Quartieri Spagnoli
Pino Daniele - Quartieri Spagnoli
Totò - Quartieri Spagnoli
Totò - Quartieri Spagnoli

MARADONA E LA PUDICIZIA

Diego Armando Maradona, realizzato in occasione del secondo scudetto del Napoli, nel 1990, il murales è stato recentemente restaurato da Salvatore Iodice, che in questo quartiere è nato e cresciuto, ed è poi diventato famoso per le tante sue opere che troverete girovagando per Napoli. Maradona indossa la maglia della squadra con lo sponsor di allora e, naturalmente, il suo irrinunciabile numero 10. Il volto del calciatore è dipinto sopra le persiane di un abitazione che durante il giorno vengono lasciate sempre chiuse dai proprietari dell’appartamento.

Accanto al celebre murale del Pibe de Oro, spunta un altro disegno, che rappresenta una sagoma femminile.
Si tratta infatti di una riproduzione della statua della Pudicizia, capolavoro marmoreo della Cappella Sansevero, di Antonio Corradini. A realizzare il disegno è Francisco Bosoletti, celebre artista argentino, molto amato a Napoli.

Ora, il sacro e il profano si contrappongono nella street art dei Quartieri spagnoli.

Maradona - Via Emanuele De Deo - Quartieri Spagnoli
Maradona - Via Emanuele De Deo - Quartieri Spagnoli
La Pudicizia - Via Emanuele De Deo - Quartieri Spagnoli
La Pudicizia - Via Emanuele De Deo - Quartieri Spagnoli
Lucio Dalla - Quartieri Spagnoli
Lucio Dalla - Quartieri Spagnoli
Street art nei Quartieri Spagnoli
Street art nei Quartieri Spagnoli

TOLEDO

A questo punto se girate lo sguardo a destra vedrete una piccola piazzetta dove non c’è un solo muro che è rimasto bianco. Tantissimi graffitti e murales inondano di colore questo rione.
Prima di uscire dai Quartieri Spagnoli, tornate indietro riscendendo verso via Emanuele De Deo e girate su Vico Lungo Del Gelso fino all’incrocio con Vico Santa Maria delle Grazie a Toledo. Questa è la celebre via dei cuori appesi. È proprio davanti all’uscita della metropolitana Toledo.

Toledo è una stazione della linea 1 della metropolitana di Napoli inaugurata nel 2012. Progettata dall’architetto catalano Oscar Tusquets Blanca, e definita dal quotidiano britannico Daily Telegraph e da un’autorevole classifica della Cnn come “la più bella d’Europa”.

La stazione, profonda quasi 50 metri, incanta con la sua spettacolare scenografia, sembra di scendere dentro il mare. Un mare di piccole tessere di mosaico, pensate sui toni del blu, del nero e dell’ocra (mare, terra, tufo). Riferimenti al paesaggio e all’architettura locali, procedendo per diversi livelli d’immersione e giocando con la rifrangenza luminosa. Il soffitto è realizzato con dei pannelli che riproducono le onde del mare.

Fermata Metropolitana - Toledo
Fermata Metropolitana - Toledo
Fermata Metropolitana - Toledo
Fermata Metropolitana - Toledo
I Cuori di Napoli - Fermata Toledo
I Cuori di Napoli - Fermata Toledo

IL MERCATO DELLA PIGNASECCA

Ora se proseguite su Via Toledo arriverete in Piazza della Carità dove noi ci siamo fermati a bere un caffè e a mangiare una caprese. A Napoli il caffè è buono ovunque e soprattutto a un sapore che non si trova in nessuna altra città. A questo punto alla vostra sinistra potrete imboccare Via della Pignasecca che porta all’omonima Piazza.

Il pittoresco mercato della Pignasecca, è il mercato più antico di Napoli, uno dei mercati più amati dai Napoletani e ormai anche da molti turisti che qui vengono a comprare ogni giorno il pesce freschissimo.

Tutti i giorni il mercato variopinto e animato del quartiere Montesanto espone frutta e verdura del territorio e il pesce appena pescato, fritture e dolci tipici da consumare in strada si affiancano bancarelle di ogni genere, con capi d’abbigliamento, accessori e cd musicali, con prezzi molto accessibili.

Mi piace visitare i mercati delle città. Sono sempre esplosioni di profumi e colori.
Vi devo segnalare in questo quartiere un posto dove fermarvi a mangiare. Si tratta della Pescheria Azzurra che oltre a vendere il pesce della giornata ve lo cucina anche. Troverete dei tavolini sotto la tenda della pescheria con degli sgabelli. Il menu è fantastico e i prezzi sono davvero molto molto convenienti. Hanno anche un sito web dove troverete un menù e dove potete iniziare a farvi venire l’acquolina in bocca. Da leccarsi i baffi. Un indirizzo da tenere segnato negli appunti di viaggio.

Appena dopo Piazza della Pignasecca troverete la fermata della metropolitana e della funicolare di Montesanto.
Potete prendere la funicolare per salire a Morghen, la fermata che vi porta sulla Collina del Vomero a pochi passi da Castel Sant’Elmo e dalla Certosa di San Martino con il suo Belvedere.

Napoli è sicuramente una città da visitare a piedi. Farete chilometri su e giù nei suoi vicoli, è fatta per essere camminata e ammirata. Ma ha anche due linee della metropolitana e quattro funicolari che coprono una gran parte del territorio. Secondo me funzionano molto bene.
Con il biglietto giornaliero che dura 24 ore al costo di € 4.50 potrete salire e scendere per tutto il giorno da tutte le linee di metropolitana, funicolari e autobus.

Pescivendoli in Via della Pignasecca
Pescivendoli in Via della Pignasecca
Pesce fresco al Mercato della Pignasecca
Pesce fresco al Mercato della Pignasecca

IL BAMBINO AZZURRO

Ma c’è un’altra cosa che deve essere raccontata del quartiere di Montesanto.
Vicino al vivace mercato non potrete fare a meno di ammirare un bellissimo volto azzurro di un bambino su un muro degli edifici di questo quartiere. Azzurro come il cielo, azzurro come gli angeli.

Si tratta di un gigantesco murales in via Portamedina, per ricordare Mattia Fagnoni, il bimbo scomparso a sette anni e mezzo a maggio 2015 a causa di una malattia rara che non gli ha lasciato scampo.

L’opera, realizzata da David Vecchiato, storico street artist italiano fin dagli inizi degli Anni Novanta, che cura anche una serie di documentari televisivi su Sky Arte, ha lo scopo di fare da “richiamo” per una raccolta fondi proprio per aiutare i bambini colpiti da malattie rare.
L’idea è stata lanciata dall’associazione a lui dedicata, con il patrocinio del Comune di Napoli e in collaborazione con la vicina Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Montesanto.

Murales dedicato a Mattia Fagnoni - Via Porta Medina
Murales dedicato a Mattia Fagnoni - Via Porta Medina

CASTEL SANT’ELMO

Quale è stata per me la veduta più bella di tutta Napoli?
Non ho nessun dubbio in merito alla risposta: ammirarla dall’alto di Castel Sant’Elmo, sulla collina del Vomero.
Il meteo non mi è stato complice in quel momento, ma credetemi da quassù potrete rendervi conto di chi è Napoli.

Castel Sant’Elmo è un castello medievale, sito sulla collina del Vomero.
Il quartiere del Vomero è un quartiere residenziale ed elegante di Napoli.
Si raggiunge facilmente utilizzando una delle quattro funicolari di Napoli (scendere a Morghen)

Questo possente edificio (il primo castello per estensione della città), ricavato dalla viva e caratteristica roccia, il tufo giallo napoletano, trae origine da una torre d’osservazione normanna chiamata Belforte.
Il castello rappresenta uno dei più significativi esempi di architettura militare cinquecentesca e oggi è un museo permanente, ed è anche sede di varie mostre temporanee, fiere e manifestazioni.

Dal camminamento di ronda di questa fortezza, dalla caratteristica sagoma a stella, esattamente una pianta stellare con sei punte che sporgono di venti metri rispetto alla parte centrale, si gode uno dei più bei panorami della città.
Di questo tour fatto a Napoli in questi giorni è il panorama che più mi ha incantata.
Chissà in una giornata di cielo limpido che spettacolo!
La vista spazia su tutto il golfo di Napoli a 360 gradi, fino a Capri e alla penisola sorrentina.
Da questa posizione strategica (250 m s.l.m.) si può controllare tutta la città, il golfo, e le strade che dalle alture circostanti conducono alla città.
Inoltre da nessuna parte come qui vi renderete conto del tracciato viario di Spaccanapoli (ben evidente in questa fotografia). La fenditura rettilinea nel cuore della città storica, l’asse che “spacca” letteralmente Napoli in due.

Affiancata a Castel Sant’Elmo, l’opulenta Certosa di San Martino con il suo chiostro visibile dall’alto del castello e il convento. Purtroppo io non ho fatto in tempo a visitarla perché il pomeriggio era chiusa.

Pulcinella - Spaccanapoli
Pulcinella - Spaccanapoli
La Madonna con la pistola di Banksy
La Madonna con la pistola di Banksy

SPACCANAPOLI

Tra via dei Tribunali (Decumanus maximus) e Spaccanapoli (Decumanus inferior) passato e presente si intrecciano: dalle mura greche, ai fedeli che pregano sopra i resti dell’antico mercato romano.

La biancheria è stesa alle finestre dei palazzi del Quattrocento e i giovani si ritrovano attorno alla guglia di San Domenico. Tra scooter che sfrecciano, passanti che camminano sugli stretti marciapiedi, venditori di ogni tipo di mercanzia che richiamano i clienti

È questo il vero cuore di Napoli, il centro storico, dove da secoli i napoletani attraversano le strette viuzze dove vibra la città. Un museo a cielo aperto, in perenne movimento, che l’Unesco ha inserito nel Patrimonio mondiale dell’Umanità.

I decumani (nonostante il termine sia romano) di Napoli sono tre antiche strade di Napoli create durante l’epoca greca costituenti il cuore del centro antico della città. Le strade corrono parallelamente l’una dall’altra attraversando da est a ovest la città, parallelamente rispetto alla costa.
Il sistema greco prevedeva uno schema stradale in cui tre strade, larghe, grandi e parallele l’una all’altra attraversavano l’antico centro urbano di Neapolis suddividendolo in quattro parti.
Tali vie principali vengono tagliate perpendicolarmente, da nord a sud, da altre strade più piccole

I tre decumani vedevano nelle due laterali, il Decumano superiore, oggi Via della Sapienza e il Decumano inferiore, oggi Via dei Librai/Via Croce, una sostanziale similitudine mentre la centrale, il Decumano massimo, oggi Via dei Tribunali, risultava essere più grande rispetto alle altre due e rappresentava per l’appunto la via più importante della città antica. Lungo questi tracciati si conservano importanti strutture e mura di epoca greca o romana imperiale, nonché diversi edifici religiosi e civili di primaria importanza.

È qui nel cuore pulsante della città, che trovate la Cappella San Severo con il suo Cristo Velato di cui vi ho già parlato (leggi qui), San Gregorio Armeno, San Domenico Maggiore e Santa Chiara. Ed è proprio qua sotto che esiste ancora Neapolis accessibile da diversi punti, un viaggio a quaranta metri sotto terra nella Napoli Sotterranea a cui dedico un’articolo a parte.

Il Decumano inferiore, è anche chiamato “Spaccanapoli” in quanto divide nettamente, con la sua perfetta linearità dal punto iniziale a quello finale del percorso, (ben visibile dalla collina del Vomero) la città antica tra il nord e il sud.
In origine il tracciato sorgeva dalla piazza San Domenico Maggiore e proseguiva fino a via Duomo. In epoca romana, la via si allungò e inglobò anche la zona dell’attuale piazza del Gesù Nuovo come testimoniano i resti delle terme romane ritrovate sotto il chiostro della basilica di Santa Chiara.

Facciata del Duomo
Facciata del Duomo

IL DUOMO DI NAPOLI

Non si può lasciare questo quartiere senza prima passare da San Gennaro e da suo grandioso tesoro.
La cattedrale di Napoli, il Duomo è in Via Duomo, proprio in fondo a Via dei Tribunali.

Ma aspettate un attimo. Se state percorrendo la strada di cui vi sto parlando i, Via dei Tribunali in direzione Duomo, fermatevi un attimo in Piazza Gerolomini e guardate alla vostra sinistra, sul lato destro della Pizzeria Dal Presidente, coperta da una lastra di vetro, troverete la Madonna con la pistola di Banksy.
Si tratta dell’unica opera documentata di Banksy in Italia e si trova precisamente in Piazza dei Girolamini. È uno dei graffiti più significativi dell’artista inglese in cui la Madonna è dipinta con una pistola al posto dell’aureola, come segno del legame profondo tra la criminalità e la religione a Napoli. Il murales è protetto da una lastra in vetro e, a pochi metri, si può trovare un’edicola votiva con la Vergine Maria, in un accostamento di grande impatto.
L’opera ha un elevato valore perché Banksy è attualmente lo street artist più famoso al mondo.

Ritorniamo a San Gennaro.
Leggermente arretrata rispetto alla strada, la bianca facciata della cattedrale sembra in realtà avere poco spazio per farsi ammirare, ma è al suo interno che si “misura”la fede del popolo napoletano.

La cattedrale sfoggia una vasta gamma di stili, gotico, rinascimentale e barocco, ed emoziona alla vista del tesoro di San Gennaro. Una straordinaria esposizione dei tesori di orifeceria offerti da sette secoli al santo, candelieri, ostensori, crocifissi, reliquari ed enormi statue in argento. All’interno della cappella di santa Restituta è protetta la più preziosa delle reliquie: l’ampolla con il sangue del Santo Patrono della città.

Parlando ancora di street art vicinissimo al Duomo all’inizio del quartiere Forcella , ad angolo tra Via Duomo e Via Vicaria Vecchia, il Murales di San Gennaro dipinto da Jorit Agoch, un opera dal forte impatto visivo, alta più di quindici metri, che è impossibile non notare percorrendo Via Duomo.
Il protettore di Napoli dipinto all’ingresso di Forcella con lo sguardo rivolto il cielo, invita i turisti ad attraversare quel quartiere così difficile. I murales non possono cambiare i problemi di una città, ma probabilmente possono aiutare a migliorare l’aspetto di certi rioni. L’autore dell’opera ha voluto rappresentare un San Gennaro diverso dall’immaginario, fuori dalla classica iconografia religiosa. Il volto è quello di un suo amico.

Navata Centrale Duomo
Navata Centrale Duomo
Il tesoro di San Gennaro
Il tesoro di San Gennaro
Affreschi Cupola Duomo
Affreschi Cupola Duomo
Soffitto Cassettoni Navata Centrale
Soffitto Cassettoni Navata Centrale

IL MURALES DI SAN GENNARO

Parlando ancora di street art vicinissimo al Duomo all’inizio del quartiere Forcella , ad angolo tra Via Duomo e Via Vicaria Vecchia, il Murales di San Gennaro dipinto da Jorit Agoch, un opera dal forte impatto visivo, alta più di quindici metri, che è impossibile non notare percorrendo Via Duomo.
Il protettore di Napoli dipinto all’ingresso di Forcella con lo sguardo rivolto il cielo, invita i turisti ad attraversare quel quartiere così difficile. I murales non possono cambiare i problemi di una città, ma probabilmente possono aiutare a migliorare l’aspetto di certi rioni. L’autore dell’opera ha voluto rappresentare un San Gennaro diverso dall’immaginario, fuori dalla classica iconografia religiosa, con una caratteristica molto particolare: il suo volto è quello di un operaio amico dell’artista. Per Jorit, ispirarsi agli abitanti dei quartieri in cui lavora è un modo per dare maggiore umanità alle sue opere.

Murales - San Gennaro di Jorit Agoch
Murales - San Gennaro di Jorit Agoch
Murales - San Gennaro di Jorit Agoch
Murales - San Gennaro di Jorit Agoch

SAN GREGORIO ARMENO

Nella strada dei presepi si trova tutto quel che occorre per allestire la scena della Natività, ma anche quel che serve per proteggersi dal malocchio: corni, cornini, angeli, pulcinella…

A sovrastare la via il campanile rosso del convento, che suona per i religiosi che vogliono assistere alla liquefazione del sangue di Santa Patrizia.

Una via piena di vita e di folclore dove sono pronta a scommettere che tutti quelli che sono passato di qui almeno un cornino rosso lo hanno comprato. Io fatto.

Via San Gregorio Armeno
Via San Gregorio Armeno

PIAZZA DEL PLEBISCITO

Piazza del Plebiscito è uno dei luoghi simbolo della città partenopea. Esempio di equilibrio perfetto.
Questa piazza procura una rara sensazione di vastità.
Il Palazzo Reale da un lato, la chiesa di San Francesco di Paola, costruita sul modello del Pantheon di Roma e il colonnato napoleonico dall’altro, formano un vasto emiciclo.

Nei dintorni la piccola piazza Trieste e Trento dove l’intellighenzia si incontra al Caffè Gambrinus e al Teatro San Carlo e i turisti si lasciano abbagliare dalla maestosità di Palazzo Reale e della Galleria Umberto, simboli del tempo in cui Napoli era al pari di Londra e Parigi.

Famoso è il gioco di attraversare la piazza bendati o a occhi chiusi.
In poche parole, bisogna percorrere circa 170 metri in linea retta, partendo dalla porta del Palazzo Reale, che si trova esattamente al centro fra le due statue equestri del Canova e passarvi in mezzo, ma praticamente nessuno mai riesce nell’impresa.

In origine, infatti, la piazza aveva una forma irregolare e anche oggi una leggera pendenza della superficie impedisce a chi decide di attraversarla di proseguire dritto. Secondo la leggenda, la regina Margherita concedeva la salvezza ai prigionieri del Regno qualora avessero superato questa prova difficilissima, in cui nessuno mai riuscì.

Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito

IL COMPLESSO MONUMENTALE DI SANTA CHIARA

Un formidabile complesso religioso che racchiude molte meraviglie.
Non andate via da Napoli senza aver dato almeno uno sguardo a questo capolavoro. Fate sempre attenzione agli orari di apertura.
La Basilica è aperta solo nelle ore in cui si svolgono le messe mentre il Chiostro, ad esempio la domenica è aperto solo il mattino.

Questo è l’ultimo posto che ho visitato prima di salutare Napoli. Secondo me varrebbe la pena dedicargli almeno mezza giornata per godersi la storia sia della Basilica che del Chiostro perfettamente raccontata nel percorso del Museo interno.

La chiesa, ricostruita e restaurata, dopo un bombardamento aereo che la distrusse completamente durante la guerra nel 1943, si presenta oggi nelle sue originarie forme gotiche, con una semplice facciata nella quale è incastonato un antico rosone traforato.

La cittadella francescana fu realizzata costruendo due conventi: uno femminile per le clarisse e l’altro maschile per i frati minori francescani. Il Chiostro delle Clarisse invece è un luogo magico, lontano dal tempo, immerso nella pace e nel silenzio, vi dimenticherete che intorno a lui scorre Napoli. Fu creato nel 1742 ed affascina per la delicatezza e per i colori delle sue maioliche, per la coltivazione di aranci e mandarini e per il suo glicine.

Ha subito nel corso dei secoli varie trasformazioni. La più importante è quella che ha visto realizzare due viali che, incrociandosi, hanno diviso il giardino in quattro settori.
Fiancheggiano i viali pilastri ottagonali rivestiti da maioliche con festoni vegetali. I pilastri sono collegati tra loro da sedute interamente maiolicate sui cui schienali sono raffigurate scene popolari, agresti, marinare e mitologiche. Vi è un unico schienale relativo alla vita nel monastero, su di esso è raffigurata una clarissa intenta a cibare i gatti presenti nel chiostro. Le decorazioni delle maioliche si devono agli artigiani Donato e Giuseppe Massa, che hanno armonizzato la policromia del Chiostro con tutti gli elementi architettonici e naturali circostanti.

Le pareti dei quattro lati del chiostro sono interamente coperte da affreschi seicenteschi raffiguranti Santi, allegorie e scene dell’Antico Testamento. Dall’ingresso al chiostro la prima parte della parete a destra è senza affreschi perché furono distrutti dal bombardamento.

All’interno della struttura si può inoltre ammirare un Museo che espone fotografie d’archivio risalenti a prima dell’incendio dell’agosto del 1943 e tutta la storia del Complesso religioso. Una parte all’esterno mostra il ritrovamento sotto il suolo di antiche terme romane, probabilmente utilizzate dalle religiose.

All’uscita del Chiostro, si accede alla sala dove è conservato un presepe con pastori del Settecento e dell’Ottocento.

Sarei rimasta seduta per almeno un paio di ore ad ascoltare il silenzio, a guardare i colori, ed annusare i profumi di questo luogo così suggestivo.

Il Chiostro di Santa Chiara
Il Chiostro di Santa Chiara
Il Chiostro di Santa Chiara
Il Chiostro di Santa Chiara
Il Chiostro di Santa Chiara
Il Chiostro di Santa Chiara
Il Chiostro di Santa Chiara
Il Chiostro di Santa Chiara

Nel prossimo articolo parliamo di cucina napoletana e di indirizzi utili dove mangiare e dormire nella città partenopea.

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